Descrizione
‘Se non ha mai cercato tesori nascosti, si può facilmente affermare che Henry James non è mai stato un bambino’: questa fu la risposta di Robert Louis Stevenson all’osservazione di Henry James, un po’ acida nei suoi confronti, che aveva scritto: ‘Sono stato bambino, ma non sono mai andato alla ricerca di un tesoro nascosto’. I due scrittori divennero poi grandi amici, e l’ammirazione tra i due era genuina e reciproca; tuttavia, quella breve polemica è ancora oggi rivelatrice di due differenti sensibilità e, di conseguenza, di due modi di intendere la narrativa. Non si tratta d’altra parte di pura e semplice avventura: a Stevenson interessa l’avventura in quanto proiezione concreta dell’uomo, dei suoi istinti non meno che dei suoi desideri; e per lui il tesoro è anche, forse soprattutto, il simbolo di una forza che può diventare demoniaca, un potere che può cambiare radicalmente gli individui fino a renderli schiavi, ed è di fronte a questo potere che ruota l’ambiguità morale dei suoi personaggi. ‘Il tesoro di Franchard’ (1887) – romanzo poco noto ma godibilissimo del grande autore scozzese – non ha l’ampiezza narrativa e la carica d’avventura de ‘L’isola del tesoro’ (1883); rispetto a quel capolavoro pare più uno studio di caratteri, alle prese con una ricchezza del tutto inaspettata. Anche qui uno dei protagonisti, Jean Marie, è un ragazzo, una sorta di trovatello con alle spalle un breve ma già problematico passato; e l’uomo che si incarica della sua educazione, Henri Desprez, è un eccentrico signore tutto preso dai suoi studi e dalla sua filosofia, ma che nasconde – come scrive Dario Pontuale nella postfazione – ‘quella doppia anima che brucia indefessa in molti personaggi stevensoniani’.